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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254965
Saltini, Guglielmo Enrico 42 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

Da molto tempo si lamenta mancare all’Italia una compiuta storia delle arti belle, che nello svolgimento dei fatti e nel modo estetico di

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veduta Roma, si dette ad operare e non senza lode. Sono ivi di suo disegno la Canonica di Santa Maria delle Carceri, la porta del collegio Cicognini e l

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il giovinetto tirato da naturale disposizione all’architettura, seppe fere suo pro delle lezioni del Paoletti; sotto il quale anche in privato andò

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pietra e d’ordine corintio costruita in Firenze nel 1827, la grandiosa dogana delle Filigare, il teatro di Prato (1831) e la chiesa dei SS. Pietro e

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anni ventiquattro, ebbe dal principe la cura delle fabbriche dell’Opera del Duomo, e d’altri pubblici edifizi. Fu poi maestro dell’Accademia fiorentina

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1805, m. 23 ottobre 1850) sortì da natura il culto delle arti belle, e dimostrò per esse fin da fanciullo ferma propensione. Fatti i primi studj d

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andarono disperse. Fu questa per lui la più grande delle sventure, e tanto se ne accorava che infermatosi, un lento morbo lo condusse al sepolcro. Lasciò

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Diremo adesso dei viventi seguendo, secondo il metodo nostro, l’ordine cronologico delle date di nascita. — STEFANO MINUCCI di Firenze (n. 1791) fece

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chiostro attiguo alla chiesa di Santa Croce, ed i quattro bassirilievi esprimenti l’origine delle sciagure di Niobe nella Galleria degli Uffizi

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allegorico dell’opera tutta, che nella Siberia esprime l’origine delle sterminate ricchezze di quei Signori, e poi com’essi le vadano spendendo nella pietà

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che adorna quella di Ferdinando III a Livorno, il Giovanni delle Bande Nere, posto nel 1855 nelle logge vasariane, e il bellissimo gruppo, l’Esule

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Chiese, esprimenti al naturale i ritratti colorati delle persone; perchè in sul cadere dei secolo passato uomini di grandissimo ingegno la fecero

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. I contorni delle statue rimangono tali, quali escono dalla forma, senza essere alterati da lime o ceselli. E per far meglio conoscere l’effetto di

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Non pertanto questa presente istoria delle arti nostre, che quasi ci vedemmo svolgere sotto gli occhi, o perchè sembrassero vietarlo rispetti di

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cui il saggio dovrebbe riposare tranquillo all’ombra onorata delle opere proprie; ma diserto d’ogni speranza, gli si velò per un istante l’intelletto, e

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degno erede dell’arte bellissima del Susini e del padre. Ricordiamo volentieri la più grandiosa delle sue opere eseguita per la Università della

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cartellino col nome di chi lo fece. E quando Paolo Mascagni il celebre scopritore delle norme supreme dei vasi linfatici, volle che ne fosse fatta in cera la

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tempo, a noi basterà ricordare una delle opere sue tenute allora più belle, quella macchinosa cupola della basilica di San Lorenzo, certi dell’aver

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lo stato dell’arte quando essi fiorivano. Ingegno e pratica delle matite e dei pennelli non possono loro negarsi, ma erano nulla più che manieristi

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Molte e tutte lodate furono le opere che lasciò questo pittore; eccone le principali. La parabola del Samaritano, che per la bontà delle tinte parve

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dipinto per la chiesa di San Paolo a Napoli. Ma una delle opere che più fece onore al Nenci sono i soggetti che disegnò maestrevolmente sulla Divina

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mese), sia scusa sufficente appresso i saggi e i discreti del poco che abbiamo detto e delle mende che ci fossero uscite dalla penna; non paghi dell

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quella sua indole focosa, che talvolta sdegnava il vincolo delle regole), il Bezzuoli rimane sempre nella triade onoranda, che rinnovellò l’arte tra noi

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, Giovanni delle Bande Nere al passaggio dell’Adda (1852), difettosa però nella composizione, e l’Eva che ascolta il linguaggio del serpe seduttore, che

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abbracciare il divin figlio che le corre incontro (1843), e la tela per la chiesa della Madonna delle Carceri in Prato, ove è proprio di Paradiso quella gloria

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una delle lunette della sala ove lavorava suo padre, Ettore che arsa una nave greca e cosi adempiuto il decreto dei fati, viene da Aiace Telamonio

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marzo 1776), contemporaneo del Benvenuti e di Luigi Sabatelli, attese all’arte con assai amore, ma seguitò gli esempi delle vecchie scuole piuttosto che

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bellissima circolare ove è effigiato Apollo nella sua quadriga ornata dal ballo delle Ore, sostenuta dalle nubi e tirata da quattro focosi corsieri (1854

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Se favellando delle tre arti sorelle dovemmo magnificarne il risorgimento, discorrendo dell’intaglio in Rame che di esse rende giusta e gradevole

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metallica, nè celano abbastanza la immensa fatica dell’artefice; pure lavorò moltissimo, e sempre con amore. Una delle cose sue principali è la

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Fioriva intanto, sebbene lungi dalla cara patria, FRANCESCO BARTOLOZZI fiorentino (n. 1730, m. 1813), che fu appellato V incisore delle Grazie

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, mostrò al principe Pietro Leopoldo, suo protettore, alcuni lavori che avea fatti, tra i quali il ritratto del maresciallo Botta Adorno, una delle migliori

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, dipinta da Luca Giordano (1822-24); alcuni capolavori per le due grandiose pubblicazioni delle Gallerie di Torino e di Firenze, e spese insomma intiera la

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(Firenze, 1812, in folio atlantico); gli ornati delle Logge Vaticane; l’Etruria pittrice; e la Vita di Gesù Cristo. Degli onori che furono tributati

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disegni delle antichità ercolanensi fatti maestrevolmente da Elia suo fratello. Famiglia d’artisti era anche questa e tutti valenti. In breve il giovinetto

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Laonde se fin qui, senza tener conto delle antiche tradizioni, senza nemmeno degnare di uno sguardo gli stupendi monumenti dei bei tempi dell’arte

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decoroso nelle masse, più conseguente nell’interno spartimento delle sue fabbriche, meritò giuste lodi. La facciata dello spedale di Bonifazio Lupi da

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incisione delle tavole patologiche del celebre Scarpa, e poi del famoso Giuseppe Longhi lombardo. Incise sotto di lui l'Erodiade del Luino, la Sacra famiglia

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febbraio 1839) artista e uomo di lettere, che raccolse e dette in luce il Catalogo illustrativo delle opere d’intaglio del suo maestro, e anche ne incise

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’onore alla Esposizione Nazionale del 1861. — Filippo LIVY, che studiato prima alquanto sotto il Chiossone e il Granara, venne poi dal Perfetti. Delle

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indefessa di ogni nobile e libera disciplina, e in particolare delle Lettere e delle Arti.

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giardino di Boboli ed è chiamata della Meridiana, una delle cose sue più stimate, e da paragonare solamente a quelle dei migliori tempi dell’arte. Fece

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